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Caffè nero a Hammersmith


Caffè nero a Hammersmith

Il 2 dicembre è stato presentato, presso la libreria Eli di Roma, il mio ultimo romanzo dal titolo Caffè nero a Hammersmith. Ha dialogato con me il giornalista e storico Paolo Mieli.

A proposito della trama: un contratto a tempo indeterminato consente a una ragazza di ottenere finalmente l'affidamento della sua bambina. Ma il viaggio per raggiungere l'ex compagno e riprenderla viene continuamente ostacolato dal padre della giovane, ricomparso all'improvviso dopo anni di prigione per furto e il cui unico interesse è rintracciare un vecchio bottino. Sullo sfondo un poliziotto interessato a entrambi.

«Un grande romanzo di piacevole lettura e un concentrato di personaggi unici. Gabriele Lucci racconta il bisogno di far pace con le proprie radici, attraverso un ironico bilancio generazionale ricco di suspanse. Riapre le ferite della protagonista e del rapporto irrisolto con il padre con il quale è costretta a confrontarsi, dimostrando l'importanza di fare i conti con il passato».
Paolo Mieli

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La recensione del critico Angelo Moscariello:
«Un romanzo quello di Gabriele Lucci che ti aggancia fin dalle prime righe e non ti molla sino alla conclusione, un romanzo che si legge, o meglio si guarda, in uno stato di ipnosi da una sequenza all’altra lungo la linea di un realismo fantastico dove si alternano dolorose memorie del passato e aperture oniriche verso il futuro (nel caso della protagonista Paola che cerca di riavere in affidamento la figlioletta) e di sdoppiamenti identitari (nel caso del poliziotto Ranieri che si crea un doppio narrativo nei suoi romanzi con protagonista il suo alter ego Chuck Harris, un agente alla James Bond), con sullo sfondo la presenza incombente di un uomo che persegue un suo scopo inconfessabile (Corrado, il padre di Paola uscito di galera che ora si serve della figlia per recuperare il bottino di una rapina fatta anni prima). La struttura di Caffè nero a Hammersmith è quella di un progettato road movie dal sud al nord della penisola che alimenta una crescente suspense senza mai tradire il verosimile quotidiano nella descrizione degli ambienti della costa adriatica (con tocchi figurativi simili a quadri di Hopper) e nei ritratti dei protagonisti, una transustanziazione del cinema in letteratura (quel cinema tanto amato dall’autore) dove dialoghi e azione procedono con ritmo veloce e finezza di dettagli. Un percorso nello spazio che si risolve in un falso movimento o meglio un vortice che risucchia tutti in un locale di San Benedetto del Tronto, chiamato La Rosa dei Venti, dove si ritrovano i vecchi amici e forse complici di Corrado e li restituisce come “soggetti smarriti” (come si intitola uno dei capitoli cruciali del libro). La sorpresa è che nel finale l’azione si riavvia fino a una scena sotto la pioggia da action-movie, dopo la quale in un gioco di dare e avere i protagonisti si ritrovano conciliati con il loro passato. La cosa certa è che Lucci possiede il gusto del racconto e lo esprime in una forma matura e controllata (con momenti che a volte ricordano le dissolvenze scritturali incrociate dell’argentino Julio Cortazar), senza mai ricorrere agli stereotipi dei generi di largo consumo da lui evocati, e con un mood del tutto personale non privo di una deliziosa sottile ironia che procede tra slittamenti e inversioni fino all’ultimo respiro».

Francesca_Lo_SchiavoCon Francesca Lo Schiavo, vincitrice di tre Premi Oscar come migliore arredatrice di set

Libreria_Eli_Paolo_Mieli_Gabriele_Lucci_Caffè_nero_a_HammersmithDurante la presentazione nella libreria indipendente Eli di Roma

Vedi intervista Paolo Mieli: www.youtu.be

Vedi intervista della giornalista Angela Ciano: www.aqbox.tv

Recensione del critico letterario Antonio Gasbarrini:
«La scrittura performativa di Gabriele Lucci nel romanzo Caffè nero a Hammersmith». Di seguito l'articolo completo del 27 gennaio, Il Messaggero

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Recensione del giornalista e scrittore Goffredo Palmerini:
«...d’altronde non poteva difettare in Lucci, per la straordinaria sua confidenza e cultura in campo cinematografico, il giusto armamentario per tenere il lettore incollato alle pagine del romanzo, in una storia intricata di personaggi singolari e di varia umanità, in un ricco caleidoscopio di vicende umane, in una congerie di situazioni psicologiche, con una narrazione che non lascia vuoti, tanti sono gli intrecci nelle relazioni costruiti con un sapiente ed ampio ventaglio dialogico. Insomma, “Caffè nero a Hammersmith” è un libro che si legge tutto d’un fiato, portando il lettore fino all’acme della storia, quando tutto si risolve nella maniera più imprevedibile, quando la suspense cinematografica s’acuisce nel colpo di teatro. Creatività e indiscutibile talento dell’Autore, entrambi fortemente vivi in Gabriele Lucci che alla profonda conoscenza delle tecniche narrative della settima arte assomma anche un’evidente propensione drammaturgica, peraltro già felicemente sperimentata. Non resta, dunque, che lasciare ai potenziali lettori il gusto di leggere il romanzo...» Dal periodico bimestrale di cultura e società VerbumPress.



13 / 11 / 2022 Francesca Sciotti